rAn number 2, June 1992 The zine is no copyrighted for the anarchist movement, please if you use "rAn" for your publications, please send us a copy. More informations in the read me file. --------------------------------------------------------------------------- This second number of our zine is dedicated to investigate the theme of state enforcement from a particular point of view: there is an article on the "spectacularity of police", another one on a TV broadcast and a little game "if I love a policewoman". -------------------------------------------------------------------------- rAn, n.2, giugno 1992 Per la liberazione dell'intelligenza Questo secondo -o terzo- numero di Ran e' dedicato al tema della repressione. Ma non ci saranno ne' descrizioni cruente delle torture a cui vengono sottoposti gli oppositori da parte delle forze repressive di tutti gli stati democratici e non, ne' controinformazione sui complotti che il potere organizza ai nostri danni. Ci occuperemo invece dell'uso spettacolare delle forze di polizia, degli effetti collaterali di alcune trasmissioni di denuncia sociale, dei rapporti interpersonali che possono intercorrere tra un compagno ed una poliziotta. Ci sono, immancabili, le gocce ed i feticci, ritornano le distruzioni per l'uso. Questa volta siamo in sintonia con SuperBarrio e il domino presenta la lettera di un lettore. Sono bene accetti gli interventi che non superino le due-tre cartelle (4-5 mila battute) ed esclusivamente dattiloscritti, inviati al solito a Ran c/o Nabat, Casella Postale 318, 57100 LIVORNO. RAN ******************************************************************** Messico e favole Il cielo di Citta' del Messico e' grigio, come sempre. L'aria e' soffocante, i livelli di inquinamento da record. Su un taxi che corre sull'Avenida Insurgentes ti sfilano davanti le sedi delle banche e delle compagnie aeree, interrotte dalle cicatrici del terremoto; sui marciapiedi un brulichio di gente, mendicanti, venditori di biglietti di lotterie, turisti, lustrascarpe, impiegati. Una compagna trotzkista e' riuscita a procurarmi un incontro con un personaggio che, al di fuori di questo caos (che e' a meta' fra l'incubo cyberpunk e la sagra paesana), sarebbe impensabile: Super Barrio (SB). Chi e' SB? E' semplice, lo dice la parola stessa: e' un super-eroe tipo Marvel Comics che si batte alla testa degli abitanti dei miseri quartieri popolari (barrios, appunto) di Mexico D.F. contro sfratti e speculazioni. Incredibile dovunque, non qui. Ho appuntamento con SB al Parque de la Alameda, non lontano da quello che fu il cuore di Tenochtitla'n, la capitale dell'impero Azteco. La compagna che e' con me paga il taxi e ci avviamo. Lo troviamo su una panchina; e' un signore messicano dignitosamente vestito, guayabera bianca e occhiali, mezza eta', ha la pancetta. Non ricorda Clark Kent. Si fanno le presentazioni, e qualche chiacchiera delle solite, del tipo "Que le gusta Mexico?" "Si, me gusta mucho" "Ah, que bueno!". Non stupisca: qui anche gli anarchici sono dei patrioti. Finalmente riesco a fare qualche domanda: -Da quanto tempo esiste SB? -Dal 1986. A quel tempo sono cominciati gli sfratti nella zona del mercato della Lagunilla, e SB era un personaggio del giornalino murale che il Sindacato dei Maestri Elementari curava assieme al comitato di lotta degli abitanti del barrio. Inizialmente mi misi il costume in una manifestazione che si svolse proprio qui, di fronte al Parque de Alameda. Non pensavamo ancora di farne un personaggio reale, era solo una mascherata. -E come e' stato che SB e' diventato quello che e' ora e, soprattutto, cos'e' ora SB? -SB, ovviamente, non e' un super-eroe. Io sono un maestro elementare prossimo alla pensione e non sono dotato ne' di una particolare forza fisica ne' di strani poteri. SB e' una bandiera, una sorta di simbolo che aggrega gli abitanti dei quartieri. Vedi, questa citta' contava all'inizio del secolo meno di 500.000 abitanti; oggi siamo forse 20 milioni. Da dove viene tutta questa gente? E' ovvio, dalle campagne, dai monti, dalle plaghe piu' misere di questo paese, in una folle corsa all'inurbamento che nel 99% dei casi ha come unico risultato di trasformare la poverta' in miseria, aumentando i bisogni ma non le possibilita' di soddisfarli. Mi spiego meglio: i contadini, che spesso sono indios o meticci, abbandonano la loro terra per venire in citta', dove nel migliore dei casi trovano un lavoro che frutta 150/200 dollari americani al mese; nel peggiore non ne trovano affatto. Comunque non hanno la possibilita' di risolvere in modo "legale" il problema dell'alloggio per se' e le loro famiglie. Si presentano cosi' due soluzioni, che rappresentano altrettanti problemi per i padroni: o le famiglie occupano edifici abbandonati (per esempio perche' lesionati dal terremoto) nella fascia piu' interna della metropoli, oppure si installano in terreni in periferia dove edificano baracche o capanne. Nel primo caso, non e' raro che i proprietari degli immobili ne esigano la restituzione per ristrutturarli a scopo speculativo (soprattutto se l'immobile e' relativamente vicino al centro); nel secondo, basti pensare che il costo dei terreni edificabili e' triplicato negli ultimi due anni. A questo punto parte l'intimazione di sfratto: e' qui che interviene SB. Quella maschera rappresenta lo spirito comunitario degli indios sradicati, che guidati da questa specie di stregone mascherato sono in grado di tentare la resistenza. -Ma questa resistenza, guidata da lei, ha successo? -La resistenza non e' guidata da me, ma da SB: quando un brujo [stregone- sciamano, NdT) di villaggio indossa la maschera di un dio, egli e' il veicolo di questo dio. In qualche modo, SB e' analogo: la maschera rappresenta la comunita' tutta, la sua volonta' combattiva. La resistenza puo' avere, e spesso ha successo perche' il governo ha paura di Citta' del Messico. E' una citta' praticamente incontrollabile: non se ne conosce nemmeno il numero degli abitanti (si fanno calcoli con un'approssimazione di due milioni). Si vuole evitare uno scontro sociale aperto, che potrebbe allargarsi a macchia d'olio con conseguenze imprevedibili. Quello che tengo a sottolineare e' che solo raramente si giunge allo scontro fisico con la polizia. Ripeto, le autorita' preferiscono evitare lo scontro, o quanto meno procrastinarlo il piu' possibile. -Ma non trova che SB, con il pigiama rosso e i lustrini, sia un po' ridicolo? -Questo e' vero, ma non ha importanza. SB e' una figura che fa anche ridere,e questo fa parte del suo potere di suggestione. E' una figura carnevalesca, ed e' soprattutto nelle feste del Carnevale che l'indio messicano ha mantenuto una parte della sua identita'. Se qualcosa e' sopravvissuto alla Conquista, e' nel carnevale che si e' nascosto. SB porta allegria e potere, e' la comunita' sradicata che si riconquista identita' e unita'. -Non le sembra di esagerare? -Forse si, ma l'esistenza stessa di SB e' difficile da capire per voi, che non siete messicani. -Non trova che la figura di SB sia mutuata da stereotipi Nordamericani? -Se mi fossi vestito da Kukulka'n avrei fatto del folklore, ma l'immaginazione degli abitanti del barrio e' influenzata piu' dai fumetti che dalla storia antica. Spengo il magnetofono. Sono passate le cinque, e sta per piovere. Ci salutiamo. Ora voglio intervistare l'Uomo Ragno. [traduzione a cura di Panurge] ******************************************************************** La repressione oltre lo specchio Se la repressione e' da sempre una funzione propria dell'autorita' e la polizia ne rappresenta i tentacoli (Mussolini, guardacaso, invento' per la polizia politica la sigla OVRA proprio per la sua assonanza con "piovra"), e' pur vero che in questi ultimi decenni si sono andate progressivamente modificando le tecniche di un controllo sociale sempre piu' spettacolarizzato. Cosi' qualsiasi pretesto e' buono per ostentare la "forza pubblica"; un'innocente manifestazione studentesca per le strutture scolastiche, uno sparuto presidio operaio contro la cassa integrazione o un concerto per nostalgici rockettari diventano cosi' altrettante occasioni per mettere in scena autentiche rappresentazioni da stato d'assedio, come se la "folla" in quanto tale rappresentasse comunque un pericolo per l'ordine pubblico. Riprendendo un'intuizione del situazionista Debord sembra davvero che la societa' moderna, dopo aver rinunciato all'illusione di poter essere amata, abbia ormai scelto d'essere temuta, sapendo che la sua aria innocente non tornera' piu'. La sindrome dell'accerchiamento Lo show della militarizzazione generalizzata mira all'intimidazione attraverso l'accerchiamento psicologico. Ecco quindi i mitra spianati ai posti di blocco, gli elicotteri che ti filmano dall'alto durante i cortei e la Digos che non perde occasione per lasciar intendere in puro stile mafioso che "tanto loro sanno tutto", facendoti sentire costantemente in liberta' vigilata. Cosi' per lo Stato chiunque e' un futuro-presente nemico sociale da terrorizzare preventivamente e la repressione comincia con la depressione delle volonta' sovversive: questo perche' tendenzialmente "il sistema non sa che farsene della violenza o della controviolenza reale, esso vive di violenza simbolica" (Baudrillard), possibile grazie soprattutto all'alleanza col potere dell'informazione. Anche quando l'apparato statale punisce materialmente un individuo (dalla multa alla pena di morte), lo considera pienamente soggetto sociale, applicando la formula del "colpirne uno per educarne cento", a suo tempo fatta propria anche dalle BR. E la ricetta funziona, perche' davanti alla sindrome da stato d'assedio di solito s'affermano due comportamenti altrettanto funzionali al mantenimento del regime della paura: l'auto-polizia e la reazione inconsulta, che non sono altro che le varianti "politiche" dei due classici modi di vivere la depressione, rivolgendo appunto contro s=E9 stessi o verso l'esterno l'alienazione subita. Il tutto e' ovviamente studiato dagli organi competenti in termini di psicologia di massa, mentre invece la controparte sociale continua a seguire schemi del tutto prevedibili e assai poco rivoluzionari, sia che si rinchiuda nella mistica della nonviolenza che nel rituale dello scontro. Al contrario si tratta di un ambito di intervento antiautoritario che sicuramente riserva delle sorprese interessanti, liberandoci anche dal dover sempre apparire davanti ai media secondo le loro categorie che ci vogliono comunque patetici o facinorosi, ridicoli o nemici del vivere civile. Questione di look Anche se puo' apparire un aspetto superficiale, e' interessante osservare l'estetica delle forze di polizia ed i vari cambiamenti adottati per adeguarne l'immagine, soprattutto in funzione di un duplice quanto contraddittorio intento: rassicurare il cittadino e intimorire il trasgressore oppure, secondo la convenienza politica, rassicurare il trasgressore (e il provocatore) per intimorire il cittadino (affinche' chieda misure piu' autoritarie). Una delle prime operazioni sull'immaginario collettivo da parte dello Stato risale alla meta' degli anni '70, quando vennero cambiati i colori delle uniformi e dei mezzi della P.S., passando dal grigio-verde (per non parlare dei giacconi in pelle nera) al blu'-azzurro attuale. Prima di allora, come i compagni meno giovani si ricordano, le Giuliette del Pronto Intervento e i Gipponi della Celere erano verde-militare, cosi' come la divisa dei poliziotti che, per dirla con le parole di Pasolini, puzzava di rancio, fureria e popolo. Abolito il grigio-verde, con l'introduzione delle "giacche blu'", contemporanea alla cosiddetta democratizzazione delle forze dell'ordine, risultava chiaro il tentativo di far dimenticare il luttuoso passato scelbiano, accreditando una "nuova" polizia. A completamento di tale riverniciatura pure i nuovi elmetti sono oggi in azzurro brillante (quasi da caschi blu' dell'ONU). Anche la "mimetica" anti-sommossa dei reparti Celere, inaugurata nel '77, non sembra priva di intenzioni estetizzanti, per foggia -quasi sportiva- e colore (un delicato verde acquamarina), a cui nel periodo piu' infuocato venivano aggiunti il giubbetto antiproiettile e l'ingombrante protezione blindata per la testa che trasformava i celerini in sinistri automi senza volto. Degno d'attenzione il diverso equipaggiamento individuale per lo scontro fisico con i dimostranti: casco con visiera, imbottiture paracolpi, scudo in plexiglas, pistola Beretta e manganello, per la Polizia; mentre i Carabinieri continuano ad essere dotati di fucile e bandoliera al posto del manganello, ossia di armi "improprie" ancora piu' temibili, atte a mandare all'ospedale piuttosto che a "disperdere" gli assembramenti sediziosi. Parte integrante della politica dell'immagine della Polizia di Stato e' l'inserimento di personale femminile nei propri organici, sistematicamente sfruttato sul piano promozionale come testimonia l'immancabile. ostentata, presenza di piacenti poliziotte in servizi televisivi, foto di cronaca, cerimonie ufficiali, etc. usate per "addolcire" l'aspetto meno rassicurante e meno popolare della P. di S. ed, allo stesso tempo, spacciare la figura della donna in uniforme come modello d'emancipazione. Per questo allo squallido (e indicativo della mentalita' di certi "antagonisti"...) slogan che recita "Poliziotta mestiere da mignotta" andrebbe sostituito semmai un "Poliziotta mestiere da bigotta". A video armato Nonostante qualche raro spot del Ministero dell'Interno, lo stato di polizia reclamizza se' stesso soprattutto attraverso la propaganda indiretta sugli schermi costantemente invasi da un esercito di poliziotti televisivi e cinematografici. Sono ormai passati i tempi delle detective- story all'italiana degli anni '60 (quando c'era il mitico tenente Sheridan!) con riccastri corrotti, grandi gangster e criminali nazisti nella parte dei "cattivi"; cosi' come ormai sono diventati dei cult d'epoca film politici quali "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto" o "Sbatti il mostro in prima pagina" che, negli anni '70, misero sotto accusa la stessa polizia. Oggi il racconto poliziesco, giocato proprio sulle ambiguita' psicologiche dei protagonisti, ha lasciato il posto alla banalita' manichea di telefilm tutti eguali, generalmente made in USA, il cui filo conduttore e' sempre la salvaguardia -con ogni mezzo- della normalita' e della sicurezza dell'onesto cittadino. Infatti, sia che i difensori della legge usino metodi paternalistici alla Derrick che violenti come quelli dei nazi-surfisti di Miami-Vice, i "cattivi" appartengono sempre alla parte "malata" della societa', ad un "impero del male" comprendente droga, mafia, terrorismo, devianza e marginalita' sociale. Cosi', 24 ore su 24, la fiction soprattutto televisiva e' in servizio come parte attiva ed essenziale della repressione, operando su almeno due livelli. Da un lato rappresenta una repressione quasi sempre invisibile, creando uno Stato dal volto accattivante e pericoli pubblici con sembianze impressionanti, da incubo, contrapponendo all'umanita' sana le forze del C.A.O.S. (nel senso di Coalizione per l'Annientamento Organizzato degli Stati, come immaginato su un librogame post-atomico). In secondo luogo, cosi' come la televisione si fa gendarme, le forze repressive fanno propri a loro volta copioni e atteggiamenti d'origine spettacolare. Basta osservare le irruzioni fasulle dei reparti speciali (in maschera) alla TV, la guida spericolata delle Volanti per le strade cittadine, il linguaggio e le maniere spavalde di certi guappi in uniforme o il look, con gli immancabili occhiali da sole, dell'agente in borghese, per rendersi conto quanti film-spazzatura ha visto questa gente, peraltro frustrata da un vissuto ben poco gratificante. Ma l'emulazione, come in un gioco di specchi, non fa che rimandare, l'immagine della caricatura di una caricatura. Jean Rabe ******************************************************************** Bella come il sole... Quello che segue e' uno psyco-gioco, con una trama immaginaria, sulla coerenza rivoluzionaria. Cosa fareste se vi innamoraste di una poliziotta (o di un poliziotto)? Situazione seria ma forse non disperata. Provare per credere. Tu, chi sei lo sai... Tu, ora, immaginati un attimo come un sano giovanotto sui 25/30 anni, del CSA "Grande Puffo", operaio, in attesa di giudizio per delle scritte murali. Sei li nella piazza, proprio accanto all'edicola, ed hai una fondamentale missione da compiere. Sei pulito, rasato e, per l'occorrenza, disponi del seguente equipaggiamento: -pacchetto di sigarette con due canne pronte all'interno; -chiave di casa di Gigi (che, beato lui, non sta coi suoi); -liquirizie rinfresca-alito (che fanno piu' fine delle mentine); -50 carte fregate a tua nonna; -scintillante bandanna viola ben sistemato. Sei euforico e sei ansioso, un po' preoccupato e un po' esaltato. Stai aspettando lei. Ti ricordi quando l'hai conosciuta alla biblioteca dell'universita': avevi accompagnato il Gigi a prendere dei libri, lo aspettavi fuori, ti guardavi intorno e avevi visto lei. Seduta su una panchina a godersi il sole di febbraio -occhi grandi e un po' liquidi, labbra carnose non troppo, naso curioso, splendenti capelli castani. Tu la guardavi, lei ti guardava e, alla fine, ti aveva sorriso anche (robe da film). Poi ti aveva chiesto se anche tu eri iscritto a lettere e tu le avevi risposto "si"- ti eri dimenticato di dirle che sono quattro anni che non paghi le tasse, ma c'e' tempo per farle sapere che ti occupi di falegnameria. Lei se ne stava andando e naturalmente dovevi uscire anche tu e fare propriola sua strada (ed abbandonare vilmente Gigi, ovvio). Avevate camminato assieme, chiacchierato della vita, l'universo e tutto quanto; e lei ti guardava con quegli occhi, ti sorrideva con quelle labbra. Bella come il sole. L'avevi rivista altre volte (quattro, te lo ricordi bene), un po' per caso, un po' cercandola, ed ogni volta avevi cambiato i tuoi percorsi, camminato con lei, avevate parlato e sorriso. Il problema, comunque, non e' quante volte l'hai vista: il problema e' quante volte c'hai pensato, hai cercato nei tuoi archivi cerebrali l'immagine del suo volto o il suono della sua voce, quanti giri a vuoto hai fatto nella zona universitaria, quanti pranzi schifosi hai mangiato alla mensa studentesca, quanti giornali hai fregato a tua sorella per leggere l'oroscopo, quante sere non sei andato al Centro Sociale e sei rimasto in camera tua ad ascoltare le peggio canzoni d'amore da "no woman no cry" a Lucio Battisti. Il problema e' che, tra l'altro, avevi perso cinque chili e tua mamma gia' sospettava l'Aids. Insomma, sei nello stato caratteristico detto della "pera cotta". Ieri c'era stata la grande svolta. Vi eravate trovati dal tabacchino, lei ti aveva sorriso brevemente e intensamente (bella come il sole), ti aveva chiesto cosa facevi stasera, se volevi andare con lei a vedere l'ultimo film di Wenders. Ancora non sai come hai fatto a non svenire, cosa le hai detto, se le tue frasi hanno avuto almeno un po' di senso logico -le hai detto di si, naturalmente,e sei anche riuscito a fissare un appuntamento (bravo!). Comunque: avresti accettato anche un invito a una conferenza di Lotta Comunista- sappilo. Ed adesso, dunque, sei qui, in piazza con il cuore in subbuglio, che un po' fantastichi storie simpatiche nel tuo cervello, un po' ti guardi intorno smarrito chiedendoti se arrivera': gia' sei minuti di ritardo. 1 Gia' sette minuti di ritardo. Il cuore e' in subbuglio. Ti guardi intor no, ti pulisci gli occhiali... Una macchina si ferma accanto al monumento. Dentro c'e' lei (bella come il sole). Per un attimo non sai cosa dire, senti solo i tuoi muscoli facciali che sorridono... poi guardi meglio la macchina: e' bianca e celeste, c'ha un catucchio blu in testa e un'antenna: c'e' scritto "polizia". Tu: -ti scagli contro la macchina: "Stronzi. Che fate? Lasciatela andare.", deciso a liberare la tua bella [vai al n.4]; -rimani lesso come un pesce lesso [vai al n.10]; -colpito da uno shock, decidi che forse hai bisogno di un altro pacchetto di sigarette. Ti dirigi verso il vicino tabacchino, ma poi torni rapidamente sui tuoi passi [vai al n. 7]. 2 Siete dentro al cinema, posto isolato in galleria. Lei e' bella come il sole, splende anche nella penombra... Tu: -pensi "almeno me la trombo" e allunghi la mano tra le cosce [vai al n. 6]; -sei tormentato dai dubbi: e' bellissima, e' dolcissima, e' poliziotta [vai al n.8]; -decidi che e' meglio non pensare altro che al film e ti godi lo spettacolo [vai al n.18]. 3 Non sai cosa dire, riesci a farfugliare qualcosa su delle spiegazioni che dovrebbe darti. Lei ti stende con un sorriso (e' bella come il sole) e ti porta al cinema in stato confusionale [vai al n.2]. 4 Ti saltano addosso in quattro, lei e quelli in divisa. Vedi trenta secondi di manganelli prima di perdere gli occhiali, senti che ti ammanettano dietro la schiena. Poi il nulla [vai al n.13]. 5 Ormai siete arrivati sotto la sua casa. Nel cielo vi illumina la luna, ma lei e' bella come il sole. Ti sorride con dolcezza e forse con amore e ti chiede se vi potete rivedere. Tu -accetti di darle un altro appuntamento il giorno dopo [vai al n.16]; -se invece perdi tempo e decidi dentro di te che, comunque, non e' il caso di rivederla piu' [vai al n.9]. 6 La reazione e' fulminea: ti arriva uno schiaffo in faccia e, un microsecondo dopo, una gomitata nelle palle. Ti ritrovi ammanettato senza essertene neanche accorto [vai al n.22]. 7 Lei e' scesa dalla macchina, dopo aver salutato gli sbirri. Tu cerchi d i trovare il tuo sorriso migliore, le dici "ciao!" e poi "scusa... ehm ...ma come mai... ehm ...sei venuta con quei... ehm ...con quella macchina li'?" [vai al n.14]. 8 Quando uscite dal cinema, lei vorrebbe parlare del film, ma tu il film non l'hai nemmeno visto. La guardi (e' bella come il sole). Tu, pero', adesso vuoi parlare, chiederle se sa quello che fa, se sa' cosa fa la polizia, se sa che e' solo uno strumento dello stato e dei padroni, se sa che tu e i tuoi compagni siete stati picchiati, arrestati... [vai al n.15]. 9 Il giorno dopo ti alzi alle sette e mezza dopo una notte insonne. Telefoni in falegnameria per dire che non andrai a lavorare. Torni a letto, ma non dormi; ti alzi alle due di pomeriggio -dopo aver mandato al diavolo tua nonna che ti chiamava per il pranzo- mangi mezza mela con la buccia e ti chiudi in camera. Fumi le due canne pronte e anche la caccola d'emergenza: passi il tuo tempo imbambolato, consumi con gli occhi gli oroscopi e con la puntina tutti i piu' sfigati e tristi pezzi d'amore dei tuoi dischi. Canti le canzoni piu' disperate insieme allo stereo e non riesci a non pensare a lei, a tutti i tuoi stupidi sogni di portarla in montagna suoi tuoi sentieri, di ballare con lei il liscio alla "Festa dell'Unita'", di regalarle un giorno un mobile fatto da te.Pensi a lei e pensi che e' bella come il sole, ma che il vostro futuro e' altamente improbabile. Alla fine arrivi a Bob Dylan "Tu cerchi qualcuno / che possa significare qualcosa per te / ma le nostre strade sono lontane / come una palma e un abete / non sono solo io, bambina / quello che cerchi" (It ain't me, babe...). Ti accendi l'ultimo mozzicone di canna nel portacenere e pensi che lei e' bella come il sole, ma quella tipina bionda che incontri sempre dal verduraio vale almeno una piccola luna. Pensi proprio che, per farti perdonare, andrai spesso a fare la spesa per tua nonna nel prossimo futuro. [La tua avventura e' finita, vai a leggere di te nel PROFILO A]. 10 Lei scende dall'auto, ti arriva incontro sorridendo (bella come il sole), dopo aver salutato gli sbirri. Le dici poco, dalla tua bocca escono solo poche confuse parole: "Perche' con quelli?" [vai al n.14]. 11 Nonostante tutto, nonostante i dubbi, i pensieri, le paure. Nonostante tutto... lei e' bella come il sole, la sua voce, i suoi occhi, tutto sembra che illumini a giorno la notte. La vuoi rivedere, vuoi riparlarle, magari potresti anche convincerla a uscire dalla polizia, magari c'e' finita solo per spirito d'avventura o per qualche storia strana, certo perche' non sapeva quello che faceva. Le chiedi un appuntamento per la sera dopo. Lei accetta [vai al n.16]. 12 Pensi che certo ha ragione tua mamma: se davi retta a lei, se non facevi lo scemo, finivi l'universita', non avevi un processo tra poco e lei ti avrebbe voluto. E invece sei qui, ancora sveglio alle quattro di notte -non hai neanche voglia di fumare, se non ti facevi le canne, non finiva cosi'. Le canne, il Centro Sociale, i compagni ecco cos'hanno fatto: che sei innamorato di una e lei non ti puo' frequentare perche' sei un "estremista". E pensi a lei, bella come il sole. E pensi che da domani cambi vita, niente canne, niente CSA: tu sei un bravo ragazzo, sogni pace amore (soprattutto amore) e liberta' e con quegli esaltati di anarchici c'hai poco a che fare. La riconquisterai: per iniziare, nel tempo libero ti rimetterai a studiare. E magari potresti anche iniziare ad ascoltare jazz. [La tua avventura e' finita, vai a leggere di te nel PROFILO 3]. 13 Il tuo avvocato cerca di sorridere, ma si vede che fatica. Sei accusato di resistenza aggravata a pubblico ufficiale, poi -siccome nelle due canne c'erano cinquecentosette mg di hashish- sei anche fuori dalla dose media giornaliera e quindi sei anche incriminato per spaccio. Se non bastasse, col nuovo decreto antimafia, fino al processo ti tocca anche rimanere in carcere. Se tutto va bene, ti potrebbero concedere gli arresti domiciliari. Comunque, data la dinamica dei fatti, si puo' sempre provare con una perizia psichiatrica. [La tua avventura e' finita, vai a leggere di te nel PROFILO 1]. 14 Lei ti fa un bellissimo sorriso "ma guarda che io di mestiere faccio la poliziotta, l'universita' la faccio per me". E' bella come il sole. Tu senti i muscoli delle gambe e del ventre che esplodono, e' una classica rivelazione con effetto calcio nelle palle. Quindi: -decidi che e' il caso di andare al cinema [vai al n.2]; -vorresti capirci qualcosa di piu' [vai al n.3]; -la guardi sprezzante e dichiari "mi dispiace, ma io con chi, per soldi, difende con la violenza gli interessi del capitale e dello stato, non voglio averci a che fare". E ti allontani senza salutare [vai al n.17]. 15 Lei sorride splendidamente, "ah, visto che hai voglia di parlare, tu che gente frequenti che ce l'hai cosi' con la polizia?". Tu: -pensi che lei in realta' vuole informazioni del CSA, e' per questo che e' uscita con te [vai al n.21]; -le spieghi i tuoi ideali [vai al n.11]; -ti metti a ridere [vai al n.5]. 16 Te ne sbatti le palle se e' una poliziotta, tu la ami e questo e' quello che conta, poi non e' detto che debba rimanerlo per sempre; tu stasera ti dichiari. Le canne non ce l'hai. Quando arrivi in piazza, lei e' li' che ti aspetta, sorride bella come il sole, ma i suoi occhi sono tristi "mi dispiace ma stasera non possiamo uscire, e non possiamo neanche uscire piu'. Uno dei miei colleghi ieri sera ti ha riconosciuto... per motivi professionali, non posso frequentare persone appartenenti all'estrema sinistra". Ti saluta malinconica. Tu ti senti come se ti avessero scaricato addosso due tonnellate di ghiaia [ vai al n.12]. 17 Ti sei gia' dimenticato di tutte le ore che avevi passato a sognarla, dell'effetto che la sua visione aveva sul tuo apparato cardiovascolare -ti senti bene- orgoglioso di quello che hai detto e di come l'hai detto. Pensi che non e' neanche tanto tardi, potresti andare all'associazione Italia-Cuba, al dibattito sulla riforma elettorale di Fidel Castro. [La tua avventura e' finita, vai a leggere di te nel PROFILO 5]. 18 Il film e' finito, lei ti guarda sorridente e bella come il sole: "che ne diresti di andare a fare due passi? Non ho voglia di andare a dormire ora". Tu: -accetti la proposta [vai al n.19]; -rifiuti [vai al n.20]. 19 Dopo aver camminato qualche centinaio di minuti, vi ritrovate su una panchina proprio davanti al fiume; c'e' una bella luna, una bella notte, delle belle stelle e c'e' lei che e' bella come il sole. Tu: -ti senti nervoso, irrequieto, hai troppi dubbi e troppi casini in testa. Inizi a discutere della polizia, sei proprio sorpreso che una persona cosi' possa aver scelto un simile mestiere [vai al n.15]; -pensi "adesso me la trombo" e allunghi la mano tra le cosce [vai al n.6]; -immagini di essere un sole e parli soavemente della vita, l'universo e tutto quanto [vai al n.5]. 20 Lei c'e' rimasta un po' male. Non sorride piu', ma e' bella come il sol e anche cosi'. Ti chiede se vi potete vedere domani sera. Tu: -accetti la proposta [vai al n.16]; -dici che forse e' meglio aspettare un po' di tempo prima di rivedervi [vai al n.9]. 21 Sei sicuro che, fin dal primo momento, lei non ti e' stata dietro a caso. Sicuramente anche l'universita' e' solo una copertura. Certamente ti ha frequentato solo per avere delle informazioni. Bisogna stare attenti. La prossima volta, prima chiedi la carta di identita'. E se fosse falsa? Eh, gia', potrebbe essere falsa... come si fa? [La tua avventura e' finita, vai a leggere di te nel PROFILO 4]. 22 T'hanno dato tre anni per tentato stupro, ma non ti preoccupi; t'han da to altri sei mesi per spaccio di droga (nelle canne che t'han trovato addosso c'erano cinquecentosette mg di fumo), ma non ti preoccupi; ti aspetta ancora il processo per le scritte e continui a non preoccuparti. Quel che ti impensierisce veramente e' che ti hanno messo nel braccio dei maniaci sessuali, che il tuo compagno di cella e' del formato di un armadio piuttosto spazioso e che l'hanno chiamato "il maniaco di Villa Rossa": prima di essere arrestato ha fatto quindici stupri. Omosessuali. Auguri. [La tua avventura e' finita, vai a leggere di te nel PROFILO 2]. PROFILI -------------- 1 Disastro-coatto. I casi sono: sei detenuto, sei in attesa di giudizio, hai meno di sedici anni, sei incredibilmente fortunato, sei bugiardo. 2 Maschilista. Sei sinceramente convinto che l'amore con una donna lo si possa fare anche per spregio. Bravo asino! Al CSA ci sei finito solo perche' lo frequentano gli ultras della tua squadra, altrimenti potevi finire anche fra i naziskins: col tuo cervello non fa troppa differenza. 3 Pentibile. Nel tuo futuro e' probabile l'iscrizione alla Rete o a Rifondazione Comunista. Vorra' dire che smetterai di leggere rAn. 4 Paranoico militante. Per te la societa' libertaria e' un posto dove tu puoi spiare tutti per essere sicuro che nessuno spii te. Dacci retta: meglio iniziare a curarsi. 5 Vero militante. Sei inflessibile, coraggioso, non ti tiri mai indietro, rispetti gli impegni, vai tutti i giorni in sede, credi nel sacrificio. Per il tuo futuro prossimo, ti auguriamo di trovare una compagna e di fare tanti compagnini. Dopo la rivoluzione, comunque, sarai molto pericoloso. Profilo A Il tuo comportamento e' stato approvato dalla redazione di rAn. Ti vogliamo bene, il nostro oracolo ti predice sicuri successi in amore. ******************************************************************** Effetti collaterali ^^^^^^^^^^^^ Tra i temi che piu' hanno intasato i mezzi di comunicazione di massa durante la campagna elettorale c'e' stata la censura -diretta o indiretta- operata ai danni di alcune trasmissioni televisive. Infami giornalisti "indipendenti" hanno osato sputar sentenze sulla liberta' di espressione da loro piu' volte calpestata e noti galoppini di tutti i partiti hanno tessuto l'elogio dell'informazione libera da loro vilipesa quotidianamente. Alla collettivita' si sono presentati due schieramenti apparentemente opposti: quelli che giustificavano -ma solo come stato di necessita' e in base ad uno strano senso di uguaglianza- la censura e quelli che vi si opponevano ma solo perche' il bavaglio era messo a loro. Il successo della reazione si basa oltre che sull'approvazione di leggi liberticide e sulla eliminazione fisica del dissenso anche sull'estendersi di una mentalita' autoritaria, repressiva. Questa viene alimentata, come e' ovvio, dal potere attraverso tutti i mezzi a sua disposizione e un contributo fondamentale al suo crescere viene anche da un certo tipo di pseudo opposizione. Mentalita' La mentalita', cioe' l'insieme di idee che ci facciamo sul mondo che ci circonda, si forma attraverso una serie di stimoli che ci raggiungono seguendo le vie della comunicazione personale e collettiva. Questi stimoli- informazioni possono contribuire a sostenere il sistema di sfruttamento anche se, apparentemente, sono indirizzati proprio nel senso contrario. Allo stesso modo -a volte- ci accorgiamo solo troppo tardi (o affatto) che una nostra azione, indirizzata ad un preciso scopo, provoca invece degli effetti che vanno esattamente nella direzione opposta a quella che ci proponevamo. Ostacolare la diffusione di questi stimoli, di queste comunicazioni e' quindi di fondamentale importanza per l'azione dei rivoluzionari. Uno dei canali privilegiati attraverso i quali viaggiano queste informazionie' la televisione, in particolar modo, i servizi giornalistici ed i "talk show". Negli ultimi anni questo tipo di mentalita' e' aumentato parallelamente al dilagare delle trasmissioni televisive dedicate ai problemi esistenti in una societa' basata sullo sfruttamento. Ogni giorno vanno in onda decine di programmi che denunciano lo stato di abbandono dell'assistenza pubblica, i disastri ecologici, l'aumento della criminalita', la corruzione clientelare e le trame oscure del potere. Alcune reti televisive hanno fatto di questo genere di argomenti il loro cavallo di battaglia principale e ne rivendicano orgogliosamente il primato. A volte il collegamento tra problema e soluzione e' semplice e brutale: un giornalista legge una notizia di agenzia riguardante l'esecuzione capitale (in Cina) di amministratori e imprenditori corrotti e poi, a seguire, inizia a parlare dell'ultimo scandalo delle tangenti (TG3, maggio 1992). Altre volte i collegamenti sono piu' sottili, ma mai troppo, e passano attraverso una ben collaudata "scaletta", comune a tutte le trasmissioni giornalistiche di denuncia, osservando le quali sara' facile constatare che hanno tutte una struttura comune: 1) un avvenimento di cronaca particolarmente "forte" sorpassa la censura dei mass-media: nasce "il caso del giorno"; un fatto diventa tale solo quando tutti i media se ne occupano anche se in misura diversa e con giudizi di valore contrastanti; 2) il caso viene posto in primo piano attraverso un servizio che sembra filmato da un regista neorealista: c'e' almeno un intervento di una persona brutta, sporca o cattiva che parla male l'italiano, una persona "comune"; 3) successivamente, in studio o in piazza, si accende la discussione degli "esperti" invitati, fra essi almeno un sottosegretario, un rappresentante dei partiti e un esponente della cosiddetta "societa' civile" (il club che una volta si sarebbe chiamato dei benpensanti); 4) se scoppia un litigio ad alto volume, possibilmente con scambio di pesanti invettive, lancio di oggetti o ceffoni, il successo della trasmissione e' assicurato; il top e' l'arresto di uno dei partecipanti alla trasmissione subito dopo la fine della stessa o il giorno dopo. Questa ultima eventualita', verificatasi (stando alle cronache) due volte di seguito nel mese di maggio scorso, sollecita le solite amare considerazioni sulla troppa democraticita' delle forze dell'ordine che, pur dovendo eseguire un mandato di cattura, attendono pazientemente l'ultimo spot prima di arrestareil manigoldo, salvaguardando in tal modo la liberta' d'espressione (della pubblicita'). Buone intenzioni Naturalmente le trasmissioni possono anche essere animate dalle migliori intenzioni di questo mondo: la denuncia di un torto, la sensibilizzazione dell'opinione pubblica e delle autorita' riguardo ad una emergenza centrale,la ricerca delle soluzioni di un problema. Fatto sta che alla fine le soluzioni proposte sono sempre le stesse, esplicitamente dette o meno, e sempre indirizzate verso una risposta liberticida: aumento delle pene detentive, degli organici di polizia e carabinieri, maggiore fiscalita' nei controlli e tutta un'altra serie di provvedimenti forcaioli facilmente immaginabili. Anche quando questi inviti alla repressione non sono cosi' espliciti, all'ascoltatore non vengono presentate alternative diverse e questo perche' non ne esistono all'interno dell'organizzazione sociale esistente. Del resto le soluzioni autoritarie sono le piu' semplici, quelle che immediatamente colpiscono l'attenzione delle persone e che gli pongono meno problemi, oltre ad essere quelle che piu' favoriscono lo status quo. E, a volte possono persino dare l'impressione che tutto cambi, mentre in realta' tutto resta uguale. Prendiamo lo scandalo milanese che ha fatto la fortuna di tanti giornalisti, uomini politici, giudici e poliziotti nei mesi passati. Prima fase: un magistrato riesce a trovare le prove di una realta' ben conosciuta e piu' volte denunciata a tutti i livelli; seconda fase: una quantita' impressionante di analisi, indagini e commenti vari, sviscerano tutti gli aspetti dello scandalo; terza fase: le varie forze politiche (anche all'interno di uno stesso partito) cercano di trarre il massimo vantaggio dalle disgrazie giudiziarie altrui; quarta fase: la composizione della faccenda avviene a livello politico nazionale. Durante tutta la faccenda tutti hanno detto la loro, tutti hanno inveito contro corrotti e corruttori, tutti hanno auspicato maggiori controlli, maggiori sanzioni, in definitiva piu' repressione. Un nuovo successo per la propaganda autoritaria e quindi per gli stessi partiti che hanno intascato le tangenti. Paradossi? Un compagno che sia venuto a conoscenza di una "sporca faccenda" dovrebbe denunciarla o meno? Una denuncia coinvolge soprattutto delle persone e spesso lascia sullo sfondo (appena visibile) il sistema all'interno del quale questi meccanismi possono esistere. Alla fine uno o due pesci piccoli si fanno qualche mese di galera e il sistema continua a funzionare allo stesso modo. Denunciare e sabotare i meccanismi di consenso che permettono il continuo ripetersi di scandali sempre simili a se' stessi e che, contemporaneamente, acuiscono la repressione contro qualsiasi persona o gruppo si muova non in sintonia con lo sdegno universale. Smascherare con le armi dell'intelligenza il ruolo che il riformismo svolge all'interno di questa rappresentazione. Giocare la carta dell'informazione non asservita alle logiche del "siamo tutti sulla stessa barca". Pepsy ******************************************************************** Lettera semi-aperta (o astutamente socchiusa) ai compagni di Ran. ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ Cari compagni, parlando con uno di voi, e avendo letto il (come chiamarlo?) vostro papier, mi e' venuta voglia di scrivervi; non un articolo serioso quanto piuttosto una lettera semi-aperta per conoscerci e farmi conoscere. Beh! Nel numero zero mi e' piaciuto sia il vostro progetto sia il vostro attacco all'ala sinistra della rappresentazione mediale della realta': il manifesto, avvenimenti, rai tre e il nauseabondo Cuore (era l'ora che qualcuno dicesse che non e' altro che una cascata di vomito!). Giusta operazione! Quell'ala sinistra e' sempre piu' un angolo ristretto dove si rifugiano le rappresentazioni 'alternative'; di qui le aberrazioni interpretative: schierarsi nel dibattito prima/seconda Repubblica, teorizzare un'"Italia degli onesti", costituire il Pds elettronico e dargli linea e appetibilita' tramite la satira. Tutto cio' costituisce una doppia, pericolosa e sottile operazione: legittimarsi da un lato in quanto media, e quindi elemento fortemente costitutivo di linguaggi e immaginario a fronte di una societa' frammentata che non chiede altro (piu' moda piu' gusto!), e dall'altro essendo gli unici media in opposizione alla canea allucinata dei media della ipernormalizzazione, a fronte dello spettatore medio, costruire l'avallo di una copertura della rappresentazione del reale che veda come punti estremi da una parte i media 'alternativi' e dall'altra i media della ipernormalizzazione. Viene da se' che tutto cio' che e' escluso da tale copertura rischia oggi di costituire, per l'immaginario di massa, un terreno fuori dalla realta' ed e' quindi giusto il vostro attacco al pilone sinistro di tale copertura per avvallare un allargamento del reale. Allargare la prospettiva del reale, grazie a queste operazioni, mi sembra una parola d'ordine nella quale voi ci state perfettamente. Peccato pero' che il numero due mi abbia lasciato un po' freddino. Sia perche' non avete aggiunto molto a cio' che avete detto nel primo numero (o zero che dir si voglia) sia perche' anch'io ho un po' ripensato il problema: attaccando a sinistra (cosa comunque da fare) puo' portare al rischio di perpetuare una concezione positivista della realta'. Concezione per la quale dopo l'attacco a l'avant-garde non vi e' che la certezza di aver conquistato la rappresentazione del reale e del suo meglio. Insomma, la giusta battaglia ai media della sfiga deve anche sapersi articolare ben oltre la sfiga magari chissa' dove... Da parte mia voglio elencare un elemento di alcuni elementi d'analisi che, se ben sviluppati, possono far intravedere questo 'chissa' dove'. E, senza far l'apologo dell'inaudito, voglio ricordare che il nuovo, al momento del suo primo imporsi, ha un sapore strano: quello del miscuglio dell'abituale e dell'inabituale. Ecco, secondo me, un abbozzo di griglia interpretativa alla ricerca di questo sapore strano: -Una ricostruzione archeologica della frattura, nell'episteme generale della societa' italiana, della fine degli anni '70. Tale ricostruzione deve saper riportare alla luce la fine dei media di movimento e rilegittimarne storicamente l'esistenza. Ricostruire la nascita ed il dispiegarsi dei media della ipernormalizzazione sulle macerie del deserto italiano. Sviluppare il concetto di ipernormale (la condotta di vita che esalta se stessa fino al gioco allucinatorio dei segni che non concepiscono altra esistenza se non al di dentro di tale condotta) e delle sue figure storiche (per es. la berlusconizzazione del reale). Ricostruire la nascita e la funzione dei media 'alternativi' alla fine degli anni '80 ed i loro rapporti sia organici che conflittuali con la copertura generale del reale di cui prima parlavamo. -Un'attenzione specifica al 'Manifesto': capire perche' e' restato, durante gli anni '80, l'unico media nazionale a buona diffusione anche per l'area di movimento. Ricostruire tutte le sue idiosincrasie alla cultura di movimento per capire se si trattava di fisime redazionali o se, in buona parte corrispondeva alla fascia dei lettori. P.S. Stupisce il fatto di come la 'Tageszeitung' berlinese, media piu' a destra del manifesto, ospiti quotidianamente un paio di pagine di annunci e comunicati delle realta' di movimento coprendo un'esigenza di informazione quotidiana nazionale tra movimenti che 'il Manifesto', di fatto molto piu' a sinistra della 'Taz', non copre. Capire la genesi delle piu' significative battaglie politiche e culturali del 'Manifesto' e di come esse abbiano influenzato un movimento di fatto disperso. -Una fenomenologia del percorso di scoperta del reale di media come 'Samarcanda'. Ricostruirne i momenti dinamico-consociativi e la formazione di categorie di interpretazione della realta' distribuite via video. La riscoperta via video della questione meridionale, degli umori di piazza, del giornalismo militante va capita; come va capita la cristallizzazione della griglia interpretativa di questa riscoperta che tende a legittimare il quadro politico-immaginativo esistente. -Una scomposizione dei telegiornali tesa, oltre a saper individuare le manipolazioni, a vedere i blocchi ideologici proposti (ad esempio il fenomeno di 'giallizzazione' dell'interpretazione della realta' legarlo all'ossessivo uso, nelle news, di tali nefandezze per coprire notizie importanti: lo stupro avvenuto a Sciacca che copre le divisioni della Dc). -Definire l'intreccio perverso tra news e fiction. Per esempio nell'infame rete di Sodano l'attenzione sulle 'droghe' e i telefilm sui buoni e forti sentimenti familiari hanno anche lo scopo di dirottare l'attenzione su una new piuttosto che su un'altra (se la crisi della Dc deve essere trasmessa l'attenzione su di essa puo' essere mitigata dall'attenzione sullo stupro a Sciacca. Questo riesce se sono stati prodotti tanti telefilm sugli stupri e nessuno sulla crisi della Dc). - Definire il rapporto media/comunicazione sociale. A molti nichilisti contemporanei puo' sembrare che senza media ogni potenza della comunicazione sociale e' interrotta. Errore! La comunicazione sociale imbevuta di media fa nascere livelli di immaginario che fanno cortocircuitare la rappresentazione del mondo data dai media all'intera societa'. Due esempi opposti: il Punk e la Lega Lombarda. -Svelare la copertura politica e ideologica dell'immaginario internazionale dei media. Ricostruire come tale copertura abbia il suo cuore nei circuiti internazionali di produzione e riproduzione dell'immagine e il suo cervello negli accordi tra networks e tra governi. Ricostruire la santificazione attuale di tale copertura che e' data dalla guerra del Golfo. -Non cadere in trappola nelle ricostruzioni del reale! Tutto cio' che e' costruito dai media non diventa sempre realta' o dato di fatto. Se fosse cosi' la Lega Lombarda, attaccata e emarginata fino all'eccesso, non esisterebbe, tutti gli studentelli avrebbero smesso di farsi le canne e il mondo intero crederebbe che la guerra del Golfo sia un gioco della Nintendo. Tra rappresentazione mediale della realta' e la sua presa reale c'e' sempre uno scarto enorme e cio' e' dovuto all'urto di tale rappresentazione con la comunicazione sociale che, da parte sua, non e' ne' bella ne' brutta, e' solo un elemento diverso dai media. Essa elabora, magari in maniera perversa ma elabora, cio' che percepisce dai media. Capire tutto cio' e' all'ordine del giorno. Per non tediarvi ulteriormente mi fermo qui. Spero che questa bozza di griglia interpretativa vi interessi e interessi ai vostri lettori. Se sara' cosi' pubblicate la lettera; cerchero' di valutare le reazioni e le critiche e vi mandero' articoli su questi argomenti. Sempre che abbiate la pazienza di pubblicare materiale di un inguaribile leninista. Silvano ******************************************************************** Sovvertire il reale ^^^^^^^^^^^^^ La lettera di Silvano ha un merito: quello di stuzzicare diverse questioni tutt'altro che marginali, scontate o definite. Due parole vanno spese in particolare su "l'intreccio perverso tra news e fiction", che su rAn teniamo sotto tiro ben consapevoli delle sue molteplici implicazioni. Nel provare a smascherarlo e metterne a nudo l'ideologia e' da tenere ben presente il rischio della "dietrologia" da Espresso, ossia quell'insana tendenza a rincorrere, e magari inventare, sempre e comunque una trama politica occulta dietro ad ogni fatto. Oltre a somigliare, sul piano metodologico, alle varie "teorie del complotto" che proprio il dominio ha usato in questi decenni per dimostrare l'indimostrabile, la mania dietrologica porta all'ambigua illusione di poter discernere e sfruttare contraddizioni ed antagonismi esistenti all'interno delle politiche dominanti. Tale possibilita' e' pressoche' nulla (il regime democratico e' assai piu' "dialettico" di quanto sembri), sa di ambiguo tatticismo (e noi non siamo leninisti), sposta la nostra attenzione dal cosiddetto sociale allo stanco teatrino della politica, quello dove quotidianamente si perde il Manifesto. Inoltre non sempre i media del Quarto Potere hanno bisogno di padrini, anzi, e la logica che seguono e' quella per cui l'informazione- spettacolo e' in primo luogo una merce. Quelli di "Striscia la notizia" notoriamente sono liberi di parlare male anche di Craxi e Berlusconi perche' cosi' catturano 5 milioni di telespettatori, cosi' come Rai-3 vuole il mitico Funari. E' del tutto azzeccata anche l'osservazione di Silvano per cui "Tra rappresentazione mediale della realta' e la sua presa reale c'e' sempre uno scarto enorme", ma a questo punto si pone un interrogativo: in quale dimensione dobbiamo agire? Sulla realta' prima che venga manipolata, sulla sua rappresentazione mediale o su quella percepita ed elaborata dall'immaginario collettivo? Probabilmente se si riuscisse a penetrare proprio quest'ultima realta' si avrebbe la chiave per cortocircuitare l'intero meccanismo, scommettendo proprio sulle schegge impazzite, e anarchiche, da questo fatalmente prodotte. Si tratta, in altre parole, di immergersi nel virtuale per sovvertire il reale. Od almeno provarci. "Non parlo per enigmi perche' l'enigma dice il mio nome e mi chiama ad esso. L'enigma per lo meno conosce il mio nome vero e mi dice qual'e'" (David Cooper) Jean DISTRUZIONI PER L'USO ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ Almeno una volta a settimana riceviamo una busta contenente una proposta di acquisto, di abbonamento o altra pubblicita' che termina giustamente nella pattumiera. Ma, spesso, questa cartaccia contiene qualcosa che puo' tornar utile anche per un uso diverso da quello previsto. Ci riferiamo alle buste pre-affrancate che vengono allegate alle varie pubblicita' per invogliare il pigro cliente a imbustare la lettera di acquisto senza nemmeno dover comprare il francobollo. Le ditte in questione per questo servizio pagano alle Poste qualche decina di lire al posto delle centinaia che invece dobbiamo sborsare noi. E da qualche tempo e' possibile anche un utilizzo "europeo" della risposta pre-pagata. Le buste pre-affrancate si possono tranquillamente riempire con volantini, comunicati, manifesti e quanto altro materiale cartaceo produciamo o vogliamo diffondere. Sulle cartoline possiamo scrivere i nostri slogan o stamparli con un timbro appositamente fatto. In questo modo facciamo viaggiare gratis le nostre comunicazioni da citta' a citta': gli addetti al ricevimento delle buste potrebbero essere interessati alle nostre informazioni e magari ritrasmetterle a loro volta, oppure potrebbero odiare le nostre idee e incazzarsi perche' le buste con quel tipo di contenuto diventano troppo frequenti. Qualche maligno propone anche di fotocopiare le buste e le cartoline con la stampigliatura che autorizza alla spedizione gratis, ma non possiamo assicurare che funzioni. Buona spedizione! ******************************************************************** Gocce ^^^^^ Segnalazioni. "Polizia Moderna" (Anno XLIV, n.4, Aprile 1992) pubblica interessanti articoli sulle Olimpiadi in Spagna (sono gia' stati trasferiti a Barcelona 1450 poliziotti e altri 200 lo saranno tra breve), sulle origini della Mafia (e' ormai provata storicamente la relazione tra Brigantaggio e Mafia),su turismo e tempo libero, astrofisica e telematica, eccetera. Assolutamente da non perdere l'articolo sulla musicoterapia (pp.68-69), con l'elenco dei brani consigliati per la "cura": alla voce Rock si puo' leggere "eccitante-deconcentra-riduce l'ansia-l'eccesso di volume genera violenza anche non controllata"; quello sui poliziotti famosi del cinema e della televisione (pp.78-81) e la lettera dell'agente Adelmo Patti (p.96) che chiede se puo' portare in servizio armi diverse da quelle in dotazione (un bazooka, un laser, una cerbottana ?). Su 10 foto di agenti in divisa, immancabile la presenza di poliziotte (p.32, 34, 51, 89). Interessante riportare la lista delle inserzioni pubblicitarie che riguardano: grandi sistemi telematici, una banca, un editore di libri per concorsi in Polizia, telefax, totocalcio, un quotidiano, il consorzio per l'acciaio riciclabile [sic!]. -------------------------------------------------------------------------- A proposito di automazione degli Uffici Il laboratorio di ricerca DEC/Olivetti di Cambridge ha messo a punto una "tecnologia sociale" di nome "Active Badge". Questo "badge" (cartellino con nome e reparto) trasmette in permanenza il segnale di identificazione e di localizzazione del portatore. Sistemi come "The Eagle", o "The Falcon", riconoscono le impronte digitali di ogni impiegato e permettono cosi' di identificarlo dovunque. Al centro per le prenotazioni dell'American Airlines di Dallas, la gerarchia puo' leggere tutto cio' che appare sugli schermi dei computer degli impiegati senza che essi se ne accorgano. Le possibilita' di depressione di origine nervosa sono aumentate del 20%. Un'inchiesta svolta da Gary M. del M.I.T., ha svelato che alcune industrie giapponesi hanno installato nelle latrine un meccanismo che consente di testare automaticamente l'acqua dello scarico, al fine di cercare -dopo il passaggiodi ogni impiegato- eventuali tracce di droga.